Compara Arie | ||
17/01/1750 Torino
D. Terradellas (comp.) P. Metastasio (lib.) |
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Empio minacci invano, non temo il tuo furor, tu non avrai la mano, tu non avrai il cor. Dimmi pur inumano e dimmi traditor, ma un dì pietà vorrai e non l'avrai allor. Tu m'abbandoni ingrato, in questo mio dolor? Cara, perdona. Il fato mi chiama ad altro lido, ma sempre sarò fido al nostro dolce amor. Ah resta. Parti. Ah no. Cieli, che mai farò? Deh non partir ben mio. Lascia ch'io parta, oh dio! Sento che nel lasciarti mi si divide il cor. Barbare stelle infide! Ma vo' punirvi ancor. Tu m'oltraggiasti assai, perfida donna ingrata, ma ti farò pentir. Lasciate amati rai quest'alma tormentata in preda al suo martir. Dove si vide mai di me più sventurata! Mi sento oh dio morir! Deh resta. Parti indegno. Che pena! Oh dio ! Che sdegno! Il rigor vostro, oh dei, non si può soffrir. Perfidi, ingrati e rei, io vi saprò punir. |
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Fonti : | ||
n. 19 terzetto; atto.scena : 2.12; p. 41 Didone: B. Stabili Iarba: G. Ottani Enea: P. Morigi D. Terradellas (comp.), P. Metastasio (lib.) Didone* Torino, Pietro Giuseppe Zappata e figliuolo, [1750] 17/01/1750 Torino, Teatro Regio |