Le sue luci avvezzi a piangere chi d'amor prigion si fa, né col vanto d'un sol pianto speri mai di poter frangere di quel dio la crudeltà.
Non pretenda no di ridere chi d'amor ferito ha il sen che l'infido dio di Gnido vuol piagando ogn'alma uccidere con l'ardor del suo velen.
Note: :
virgolette alla 2a strofa -
Relazione :
ripresa Le sue luci avvezzi a piangere
Melani A. (comp.), Adimari L. (lib.), Ximenes d'Aragona O. (lib.) in:
Il carceriere di se medesimo - Firenze, ded. 24/01/1681