Chi d'amor servo si fa lieto un giorno mai non godrà e qual Tizio fra l'arene che sbranato dalle pene a le sue doglie rinascendo va. Chi d'amor servo si fa lieto un giorno mai non godrà.
Perirà chi mi rapì la beltà che mi ferì; chi mi toglie il sol ch'adoro di Prometeo avrà il martoro cadrà estinto in questo dì! Perirà chi mi rapì la beltà che mi ferì.
Note: :
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Relazione :
varianti estensive
la 2a strofa è una riscrittura di "Chi mi rapì" (Pagliardi 1672, 3.06) Chi d'amor servo si fa
Pagliardi G.M. (comp.), Gisberti D. (lib.) in:
Caligola delirante - Venezia, ded. 26/12/1671