Parmi già che d'appresso il mio bene e mi dica: dilegua il martir. Ma ... qual gelo mi serpe le vene che mi toglie la voce e 'l respir! Ah sì questo è un presagio funesto che più pace il mio cor non avrà.
Se confuso, smarrito, agitato, disperato non trovo riposo chi pietoso la morte mi dà.
Note: :
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Relazione :
varianti locali Parmi già che s'appressi il mio bene
Jommelli N. (comp.), Zeno A. (lib.) in:
Eumene [1a ver.] - Bologna, 05/05/1742